Fonte: La provincia di Lecco.
«È mancato tra le mie braccia. L'ho visto venire al mondo e l'ho accompagnato fino all'ultimo respiro».
Papà
Francesco Gallo e mamma Roberta erano accanto a Christian - 13 anni il
prossimo 27 maggio - l'altro ieri pomeriggio quando è deceduto,
sopraffatto da una leucemia contro cui combatteva da tre anni e otto
mesi. Non aveva neanche dieci anni quando si è ammalato.
«Nei
suoi primi nove anni di vita era sempre stato bene - ricorda il papà,
che abita a Lurate in provincia di Como - Il primo settembre 2008 lo
portammo all'ospedale Valduce, perché aveva una febbre che non andava
via neanche con l'antibiotico. Dopo il prelievo ematico, l'hanno
trattenuto e l'indomani trasferito al San Gerardo di Monza, dove gli
hanno diagnosticato la malattia». «Per due anni è stato sottoposto a
cicli di chemioterapia - continua - Il primo anno è stato massacrante,
tanto da non riuscire a frequentare la scuola».
«Ha ripreso ad andarci dopo un anno, il primo aprile 2009, quando lo accolsero con una grande festa di bentornato».
L'anno seguente ha frequentato tutta la quinta elementare, poi a settembre aveva iniziato la prima media.
«Ha
frequentato due mesi, poi il primo dicembre 2010 è stato ricoverato di
nuovo all'ospedale San Gerardo di Monza. Nel periodo compreso tra
dicembre e giugno è stato sottoposto a cicli di chemioterapia di secondo
livello; ha avuto due infezioni, una a metà dicembre e una a fine
marzo, con periodi di ricovero».
«Il 23 giugno 2011 ha fatto il
trapianto di midollo, con una compatibilità dell'ottanta per cento con
una signora tedesca. In trentasei giorni era fuori dall'ospedale, quasi
un record per gli stessi medici. Il trapianto era andato bene e anche i
successivi controlli, ma a metà dicembre 2011 si è ammalato per la terza
volta».
«È stato ricoverato il 18 dicembre - aggiunge papà
Francesco - è rimasto in ospedale 63 giorni e sottoposto a terapie per
bloccargli la proliferazione delle cellule tumorali. I medici
aspettavano la remissione della malattia per poterlo sottoporre al
trapianto con un genitore; eravamo pronti, ma non è stato possibile
procedere. Il 19 febbraio l'abbiamo portato a casa».
«Ha vissuto con
sacrificio - prosegue il papà - A causa della sua immuno deficienza,
eravamo isolati dal resto del mondo. Nei periodi in cui stava meglio,
era tornato a scuola, ma sono stati intervalli tra un ciclo di terapia e
l'altro».
«La vita di Christian e la nostra, negli ultimi tre
anni e otto mesi, sono trascorse tra le quattro mura di casa». «Usciva a
prendere una boccata d'aria e rientrava subito. Non c'è stata più una
festa di compleanno con i compagni, né una gita scolastica. Eppure non
si è mai lamentato; soffriva in silenzio e anche quando stava male,
forse per rincuorarci, ci diceva che stava bene. Non ha mai perso la
speranza».
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