Caspar David Friedrich, Luna che sorge dal mare |
Fonte: www.lecurenaturali.com
Cap. 2.b.: il fallimento della Chemioterapia
Qualsiasi forma di Chemio-Terapia causa un danno irreparabile alle condizioni fisiche di coloro che si espongono all’azione di questi veleni, chiamati ”farmaci cito-tossici”.
Lo stesso Giuramento d’Ippocrate fa espressamente divieto di somministrare “veleno” al paziente, anche se richiesto dall’ammalato stesso (vedi Giuramento d’Ippocrate).
Questi veleni (”Farmaci cito-tossici”), entrano nel circolo sanguigno tramite iniezione e/o fleboclisi endovenosa,
oppure per assorbimento indiretto dallo stomaco o dalla mucosa intestinale.
Questo tipo di trattamento
è diverso dalla Chirurgia o dalla Radio-Terapia, che concentrano i loro effetti su punti o aree specifici del corpo umano (terapie “mirate”).
Negli ospedali si fa ricorso alla Chemio-Terapia quando c’è la possibilità che le cellule tumorali possano essere presenti in altre zone dell’organismo oltre alla sede del tumore primario.
Ma raramente la Chemio-Terapia garantisce un periodo di sopravvivenza di almeno 5 anni, indicato impropriamente come ”periodo di cura”.
La Chemio-Terapia arresta temporaneamente l’anomala crescita cellulare, oppure può alleviare il dolore per qualche tempo, o allungare di poco il tempo di sopravvivenza.
Raramente si può parlare di” remissione”: dati bibliografici riferiscono
percentuali di riuscita in meno dell1% in caso di cancro del pancreas, del 3% in caso di cancro al fegato, del
7% in caso di cancro dell’intestino…..
Esistono circa 60-70 farmaci citotossici in commercio in tutto il mondo.
Per l’Italia i nomi
commerciali sono riportati in tabella 2a (elenco parziale):
Alcuni di questi veleni causano meno problemi di altri come: insonnia, spossatezza, diarrea, alopecia, stomatite, leucopenia, piastrinopenia, anemia, nausea, vomito…
Questi sono gli effetti
collaterali immediati e conosciuti perchè visibilmente riscontrabili.
Ciò di cui raramente si parla sono gli effetti più gravi e più duraturi, le cui conseguenze
deteriorano profondamente la vita del paziente
e il decorso stesso della sua malattia, rendendo inutili persino le terapie basate sull’immuno-stimolazione dei linfociti Natural Killer, sull’attività apoptotica e detossificante di estratti di piante mediche.
Questi danni profondi e irreversibili, di cui raramente si discute, sono i seguenti:
1)
grave riduzione, stabile e duratura, del numero di particolari
tipi e sottotipi di globuli bianchi, indispensabili alla risposta immunitaria
specifica contro il tumore.
2) mutazioni cellulari di tipo somatico, con comparsa di altri tumori secondari e/o metastasi
3) mutazioni cellulari di tipo germinale (testicoli oppure ovaie), con comparsa di
sterilità, aborti o di bimbi malformati in quei casi di genitore sopravvissuto
alla Chemio-Terapia e al Cancro.
4) accelerazione della crescita del tumore, anzichè una sua riduzione, con comparsa di resistenza crociata del tumore ad altri veleni (pompa glicoproteica di membrana).
La Chemio-Terapia è quindi
controindicata in maniera assoluta in qualsiasi forma di associazione alla
Immuno-Terapia.
La Chemio-Terapia è infatti
gravemente depletoria soprattutto nei confronti dei linfociti, di cui è stata
riconosciuta la buona capacità di identificazione e di distruzione di masse
tumorali mediante Immuno-Terapia specifica anti-neoplastica (vedi capitolo 4).
Si può infatti affermare, secondo
l'autore del presente lavoro, che saranno
solo e soltanto le difese immunitarie del paziente stesso a risolvere la patologia
neoplastica, portandolo così ad una completa guarigione dal Cancro.
La Chirurgia e la Radio-Terapia
devono essere considerate soltanto come tecniche o metodiche d'appoggio capaci
di eliminare una certa quota della massa tumorale primitiva e delle sue
metastasi, fermo restando che nessuna di
queste due componenti deve essere considerata causa di guarigione finale del
paziente dal tumore: l'eventuale ed effettiva guarigione del paziente dal
proprio tumore dipenderà solo e soltanto dalla capacità delle difese
immunitarie di riconoscere e distruggere in maniera selettiva e radicale il
tumore stesso L’Immuno-Terapia nega pertanto alla Chemio-Terapia qualsiasi
valenza curativa e di guarigione nei
confronti del tumore.
Si può pertanto affermare che è
stato già dimostrato in letteratura medica il fallimento sostanziale della
Chemio-Terapia per quasi tutte le forme tumorali (vedi Tabella 2b[1, 2, 7, 9, 12, 15, 18, 19, 23, 26, 31, 32,
33, 35, 36, 42, 44, 46, 50, 53, 54,
57, 60, 64, 65, 67, 68, 70, 72, 77, 80,
81, 82, 84, 88, 89, 90, 91, 92, 93, 95, 99, 100, 102, 104, 105, 109,
107, 110, 111, 113, 115, 117, 118, 121, 125, 127, 128, 133, 135, 137, 139, 140,
149, 150, 151, 152, 160, 162, 164, 166, 167 169,170, 171, 172, 173, 178, 180,
181, 183,1035,1067-1073, 1174-1184]): la Chemio-Terapia riduce la massa
tumorale, sia pure al gravissimo prezzo di arrecare danni estesi a tutti gli
organi e ai tessuti del paziente, determinando: insufficienza midollare (con la
conseguenza di infezioni e di caduta di difesa immunitaria contro il tumore
stesso), insufficienza epatica e renale, possibile evoluzione in fibrosi
polmonare con insufficienza respiratoria, danni cardiaci e ai vasi ematici,
leucemie e cancri secondari in percentuale variabile.
In ogni caso, la ripresa neoplastica
avviene quasi sempre, spesso caratterizzata da resistenza crociata delle
cellule tumorali ad altri farmaci chemio-terapici, in cicli di Chemio-Terapia
successiva di seconda o terza linea, fino ad essere definita alla fine, in
termini del tutto inappropriati, "Chemio-Terapia di salvataggio": in realtà una Chemio-Terapia finale e
distruttiva, eseguita con farmaci chemioterapici di vario tipo, che non
riescono mai a salvare il paziente,
né tanto meno a condurlo a guarigione effettiva…."
Nel 1975, il prof. Hardin
Jones, dell’Università della California, dimostra per la prima volta, in uno
studio su ampia scala durato 23 anni, che per gli ammalati di Cancro che si
sono rifiutati di sottoporsi a Chirurgia, Radio-Terapia, e Chemio-Terapia,
(comunque con alimentazione libera,
senza diete particolari), la sopravvivenza media è di 3-4 volte più alta
, rispetto a quelli che si sono sottoposti a trattamenti medici standard
(Chirurgia, Radio-Terapia e Chemio-Terapia).
Tale constatazione è stata
confermata, da allora, più volte nella
letteratura medica, ad esempio per cancro della mammella (1067) [The natural
history of breast carcinoma in the elderly: implications for screening and
treatment, Cancer 2004; 100(9),
pp.:1807-1813]
dove in assenza di terapie mediche ufficiali la sopravvivenza media di donne
affette da tumore al seno è di 12 anni e mezzo, mentre quelle che si sono
sottoposte a trattamenti medici standard (Chirurgia, Radio-Terapia e
Chemio-Terapia), sono morte in media
entro 3 anni.
A fronte di tutto ciò, studi
multicentrici di sperimentazioni cliniche su donne affette da cancro al seno,
pubblicati nel 2003-2004, in merito agli esiti di combinazioni varie di
Chemio-Terapie, riportano esiti totalmente inconcludenti: ad esempio con tempo
libero di malattia di circa 5 mesi, e mediana di sopravvivenza di 15 mesi (1068)[Multicentre, phase II study evaluating capecitabine monotherapy in
patients with anthracycline and taxane-pretreated metastatic breast cancer, Eur. J.Cancer, 2004; 40(4), PP:536-542], oppure nella cosiddetta
“chemio di salvataggio”, con mediane di sopravvivenza libera di soli 8 mesi,
con tempo medio di risposta di 4 mesi, e una progressione di malattia entro 5
mesi (1069)[Full dose
paclitaxel plus vinorelbine as salvage chemotherapy anthracycline-resistant
advanced breast cancer: a phase II study,
J.Chemother. 2003,15(6),pp.:607-612], oppure con tempi di sopravvivenza libera da
progressione di malattia di 3 anni con mediana di sopravvivenza di circa 1 anno
(1070)[Phase II
study of docetaxel in combination with epirubicin an protracted venous infusion
5-fluorouracil (ETF) in patients with recurrent or metastatic breast cancer. A
Yorkshire breast cancer research group study, Br.J.Cancer, 2004, 90(11),pp.:2131-2134], oppure con mediana di sopravvivenza di 2
anni (1071)[Capecitabine
plus paclitaxel as front-line combination therapy for metastatic breast cancer:
a multicenter phase II study,
J.Clin.Oncol.2004,22(12),pp: 2321-2327], oppure con sopravvivenza libera da progressione
di malattia di 8-10 mesi, con mediana di sopravvivenza di 18-19 mesi (1072)[Phase III study of intravenous vinorelbine in
combination with epirubicin versus epirubicin alone in patients with advanced
breast cancer: a Scandinavian Breast Group Trial, J.Clin.Oncol.2004, 22(12),pp.:2313-2320]. Infine, l’impiego
“compassionevole” della Chemio-Terapia somministrata per bocca: “…An
open-label, non randomized, compassionate-use study was carried…”(1073)[Oral capecitabine in anthracycline and
taxane-pretreated advanced/metastatic breast cancer, Acta Oncol.,2004,43(2), pp.:186-189].
Ancora, nel 1990, il prof.
Ulrich Abel, dell'’Università di Heidelberg affermava:”…sebbene i farmaci chemioterapici portino ad una “risposta”, cioè ad una
diminuzione di massa del tumore, questa riduzione non produce un prolungamento
della sopravvivenza del paziente; anzi, il cancro ritorna più aggressivo di
prima, poiché la Chemio favorisce la
crescita di ceppi tumorali resistenti. Inoltre la Chemio danneggia gravemente le
difese dell’organismo, tra cui il sistema
immunitario, spesso i reni e il fegato….”
Secondo i dati presentati
dal dott. Abel, i pazienti trattati con Chemio-Terapia hanno risultati
significativamente minori, in termini di sopravvivenza, rispetto a pazienti trattati con la medicina
convenzionale, raggruppati e confrontati
per tipo e stadio di tumore.
Abel afferma:“…Un’analisi bilanciata e imparziale della
letteratura medica mostra un indice di successi terapeutici quasi nullo nei
trattamenti impiegati convenzionalmente per la cura delle forme avanzate dei
tumori solidi”…(Chemothrapy of advanced epithelial cancer: a critical
survey. HippokratesVerlag, Stuttgart,
1990; Healing Journal, No.1-2,
Vol.7, 1990)
Nel 1991, l’oncologo Albert
Braverman scrive: “…nessun tipo di tumore
solido che era considerato incurabile nel 1975 è curabile oggi. Molti oncologi raccomandano la Chemioterapia
per praticamente qualsiasi forma di tumore, con aspettative che il sistematico
fallimento non scoraggia…”
Quando
la Chemio-Terapia è utile.
La Chemio-Terapia è utile
soltanto nel 1,5% (uno virgola cinque per cento) dei casi secondo una
commissione OMS del 1980.
Secondo una rassegna di
1.500 pubblicazioni scientifiche effettuate dal prof. Jones dell’Università
della California, tale percentuale di successo sale al 2%.
Molto più ottimista
l’Istituto Gerson, che giunge a stimare una percentuale di successo
(sopravvissuti a cinque anni dalla diagnosi) addirittura del 15%, con un
fallimento sostanziale però dell’85% dei casi, fallimento che sale al 93% nel
caso dei tumori dell’intestino, al 97% nel caso di tumore al fegato, al 99% di
fallimento se tumore al pancreas (749) [Gerson C.: La Terapia Gerson. Macroedizioni,2002].
Validità dubbia
delle statistiche ufficiali
Le statistiche ufficiali di
riuscita del successo terapeutico delle terapie standard attuali non hanno
alcun fondamento.
Nel 1985, il prof. John
Cairns dell’università di Havard pubblica una critica devastante su Scientific
American:“…a parte rari tipi di leucemia,
non è possibile rilevare alcun significativo cambiamento dell’incidenza di
morti per cancro a seguito dell’uso su ampia scala della Chemio-Terapia. Non ci sono evidenze scientifiche che la
Chemio-Terapia possa curare i vari tipi di cancro che oggi affliggono la
società…”.
Nel 1987, 42 parlamentari
del Congresso USA chiedono che si faccia chiarezza sulle terapie alternative
che potrebbero essere usate per la cura del Cancro. Tra le altre cose, viene
fatto notare che neanche la Chirurgia è approvata come trattamento per il
Cancro, poiché neanche uno studio con il
tradizionale gruppo di controllo è stato mai effettuato per valutarne i
risultati a lungo termine. Neanche la
Chemio-Terapia è approvata, ma è solo in
fase sperimentale e dura ormai da 50 anni.
In sostanza:
Buona “Incidenza di Risposta”
vuol dire solo che il tumore si è soltanto ridotto di volume, ma non vuol dire che è stato debellato.
“Risposta”: vuol dire: diminuzione del volume della massa tumorale
nota.
“Incidenza di Risposta”:
percentuale di pazienti in cui si osserva,
nei mesi successivi alla Chemio-Terapia,
una diminuzione della massa tumorale nota.
“Durata di Risposta”: vuol dire
quanto tempo dura tale riduzione di massa tumorale.
“Risposta completa” massa
tumorale non più rilevabile alle indagini diagnostiche.
“Risposta parziale”: riduzione
della massa tumorale del 50%
Gli studi ECRI (Emergency Care Research Institute)
affermano che l’”Incidenza di Risposta”, cioè la riduzione di massa tumorale a
seguito della Chemio-Terapia, non si
correla affatto con il “Prolungamento della sopravvivenza della vita del
paziente”.
“Remissione” non significa
affatto “sopravvivere più a lungo”.
La letteratura medica inerente
alla Chemio-Terapia non usa mai termini quali:
“guarigione” e “qualità della
vita”.
Viceversa, nella letteratura medica su Chemioterapia
Intensiva e Trapianto
di Midollo Osseo per casi di cancro con metastasi, le statistiche pubblicate fanno spesso
apparire i risultati come migliori di quanto lo siano in realtà.
Ad esempio, vengono esclusi dalle statistiche quei
pazienti che muoiono a causa delle infezioni subentrate subito dopo il
trapianto di midollo osseo, non
attecchito, con fallimento quindi del
trapianto.
Questi pazienti vengono definiti
dai ricercatori con il termine di “decessi prematuri”.
Ad esempio, l’incidenza di
decessi prematuri nelle donne con metastasi alla mammella è stata riportata in
31 studi pubblicati dal 1984 al 1994. La
media era del 10% negli studi fatti dal 1992 al 1994.Viceversa sale al 17% considerando
solo gli studi del 1994.
In altri casi, i pazienti morti per un’infezione non
risultano morti per il cancro, e
compaiono invece nel numero dei pazienti “guariti”.
Costo economico della Chemio-Terapia
Si ritiene che la
Chemio-Terapia costi allo stato italiano
circa 30 miliardi di Euro l’anno.
[L’immensa Balla della Ricerca sul Cancro, Lorenzo Acerra,
Macroedizioni,2000, cap.8.5: La legge è con i “Di Bella”]
Carcinoma del pancreas:
Il tempo
medio di sopravvivenza è di 3 mesi, in pazienti sottoposti a
Chemio-Terapia, mentre nei pazienti di
controllo (comunque con alimentazione libera,
senza diete particolari),
non sottoposti a Chemio, il tempo
medio di sopravvivenza è di circa 4 mesi (118) [Frey C., Cancer,
vol. 47, pp. 27-31, 1981]. Mediante Chemio-Terapia si raggiunsero percentuali
di risposta (riduzione della massa tumorale)
di oltre il 30% (38,285,321,401) [Scheithauer W.: Tumor
Diagnostik and Therapie, vol. 5, pp. 44-48, 1984; O’Connel: Seminars in Oncol., vol. 3, pp. 1032-1039,
1985;Meyer: Tumor Diagnostic and Therapie,
vol. 8, pp. 54-58, 1987;Brennan: .in:DeVita "Cancro, principi e pratica dell'oncologia", Lippincott and Co,
Philadelphia, 4 a. edizione, pp. 849-882, 1993], ma il tempo di sopravvivenza,
rispetto a pazienti NON trattati con Chemio (comunque con alimentazione libera,
senza diete particolari), non cambia.
Leucemia Linfatica Cronica
In questa patologia, in un
recente studio polacco effettuato su 229 pazienti sottoposti a Chemio-Terapia,
la mediana di sopravvivenza (50%) è di circa 3-4 anni, con la curva di sopravvivenza
che si stabilizza leggermente negli anni successivi, con valori di
sopravvivenza a 8-9 anni del 30% (per pazienti di età superiore a 65 anni)
e del 15-20% per pazienti di età meno
anziana, ma comunque adulta.(1176) [T. Robak: The effect of subsequent therapies in patients with chronic lymphocytic
leucemia previously treated with prednisone and either cladribine or
chlorambucil, Haematologica, 90, pp.: 994-996, 2005].
In un altro lavoro recente durato
10 anni, 78 pazienti su un totale di 134 pazienti originari, furono
successivamente seguiti nella seconda fase di terapia, poichè ritenuti ancora
idonei per proseguire la Chemio; di essi, la sopravvivenza libera da
progressione di malattia risultò essere comunque inferiore ai 3-4 anni per
oltre il 75% di questi 78 pazienti. La maggior parte dei 56 pazienti, che non
furono dichiarati idonei a proseguire il trial sperimentale con questi 78
pazienti, vennero esclusi per i seguenti motivi: infezione da virus
dell’epatite B, da Listeria monocytogenes, da Zoster virus, citopenia
persistente, anemia emolitica autoimmune, neoplasia non ematologia, emorragia
cerebrale, transaminasi persistentemente alte.(1177) [F.R.Mauro: Fludarabine + prednisone + alfa-interferon
followed or not by alfa-interferon maintenance therapy for previously untreated
patients with chronic lymphocytic leucemia: long term results of a randomized
study, Haematologica 88(12), pp.1348-1355, 2003]
Nota: secondo l’autore del
presente lavoro, dott. Giuseppe Nacci, queste esclusioni dai protocolli di cura
con Chemio sono molto comuni e tendono a “falsare” i risultati finali.
Leucemia linfoblastica Acuta nell’Adulto
Lavori recenti di Chemio-Terapia
di salvataggio per pazienti primariamente refrattari o in ricaduta da Leucemia
Linfoblastica Acuta su 135 adulti dimostrano che le percentuali di
sopravvivenza tendono a linearizzarsi soltanto dopo il primo anno dalla Chemio,
con percentuali di sopravvivenza inferiori al 20%. Dopo 24 mesi, la percentuali
di pazienti ancora in vita è inferiore al 10% circa. (1178) [Camera A.: GIMELA ALL –Rescue 97: a salvage strategy
for primary refractory or relapsed adult acute lymphoblastic leucemia,
Haematologica, 89(2), pp.145-155, 2004. www.haematologica.org ]
Nota: secondo l’autore del
presente lavoro, dott. Giuseppe Nacci, poiché la Chemio è notoriamente
inefficace su gran parte dei tumori, ci si chiede come mai la Chemio risulti
essere così efficace nella Leucemia Linfoblastica Acuta. Si rammenta che molti
farmaci possono erroneamente dare quadri ematologici simili alla Leucemia
Linfatica Acuta, al Linfoma di Hodgkin o a quello Non Hodgkin. Ma anche la
stessa risposta immunitaria del paziente contro germi o virus (es:
Mononucleosi) può erroneamente condurre alla diagnosi di tumore. (Vedi dopo).
Leucemia linfatica Acuta nei bambini
La Leucemia Linfatica Acuta nei
Bambini, trattata con Chemio, ha una prognosi meno pesante rispetto agli
adulti. Nei bambini, infatti, studi recenti del 1998, su casistiche molto
estese (2038 bambini), riferiscono percentuali di sopravvivenza variabili fra
il 42% e il 66,8% a 10-12 anni di dstanza dal trattamento chemioterapico, con
stabilizzazione della curva di mortalità verso il quinto-sesto anno dalla cura
con Chemio.(1179) [R. Consolini: Clinical
relevance of CD10 expression in childhood ALL, Haematologica 83, pp.:
967-973, 1998]
Nota: secondo l’autore del
presente lavoro, dott. Giuseppe Nacci, poiché la Chemio è notoriamente
inefficace su gran parte dei tumori, ci si chiede come mai la Chemio risulti
essere così efficace nella Leucemia Linfatica Acuta. Si rammenta che molti
farmaci possono erroneamente dare quadri ematologici simili alla Leucemia
Linfatica Acuta, al Linfoma di Hodgkin o a quello Non Hodgkin. Ma anche la
stessa risposta immunitaria del paziente contro germi o virus (es:
Mononucleosi) può erroneamente condurre alla diagnosi di tumore. (vedi dopo).
Leucemia Mieloide Cronica
Si riportano i seguenti dati,
estrapolati su 1.084 pazienti, tutti sottoposti a Chemio-Terapia, e quasi tutti
trapiantati con cellule staminali del midollo osseo: rispetto alla Leucemia
Mieloide Acuta, la mediana di sopravvivenza è migliore, con circa il 60% dei
pazienti ancora vivi a 24 mesi e una curva di sopravvivenza che tende a
stabilizzarsi su valori leggermente inferiori negli anni successivi. Diversa
invece la situazione nei pazienti con Leucemia Mieloide Cronica in fase
progressiva, dove il 50% dei pazienti risulta essere ancora vivo dopo soli 12
mesi, percentuale che scende a circa il 35 % dopo 24 mesi, stabilizzandosi
successivamente intorno al 30% circa. (1180) [De Souza: Validation
of the EBMT risk score in chronic myeloid leucemia in Brazil and allogeneic
transplant outcome, Haematologica, 90, pp.: 232-237, 2005.
www.haematologica.org ]
Leucemia Mieloide Acuta
Negli anziani, in studio recente
del 2004, su 621 pazienti anziani, di età superiore a 60 anni,
tutti sottoposti a Chemio-Terapia, risulta che la mediana di
sopravvivenza (50%) è di appena 5-7 mesi. Con una Chemio-Terapia aggressiva,
meno del 10% risultavano ancora vivi dopo 20 mesi; viceversa, con un approccio
conservativo (Chemio a basso dosaggio), dopo 20 mesi era vivo ancora il 20%
circa dei pazienti, che però calava anch’esso al 10% dopo ulteriori 20 mesi.
Entrambe le curve declinano a meno del 2-5% di sopravvissuti nei mesi
successivi. (1181)
[Pulsioni A.: Survival of elderly
patients with acute myeloid leukaemia, Haematologica, 89, pp.: 296-303,
2004; www.haematologica.org ].
In un altro studio recente del
2004, su 258 pazienti anziani, sempre affetti da Leucemia Mieloide Acuta e
sottoposti a Chemio-Terapia con autotrapianto di cellule staminali, la mediana
di sopravvivenza (50%) sale ad appena 8 mesi, e a 24 mesi risulta essere vivo
circa il 23-24% di tutti i pazienti. Tale percentuale declina quindi
ulteriormente a 36 mesi e a 48 mesi (4 anni), dove sembra finalmente
stabilizzarsi sul 10% circa di sopravvissuti.(1182) [Oriol A.: Feasibility and results of autologous stem
cell transplantation in de novo acute myeloid leukemia in patients over 60
years old. Results of the CETLAM AML-99 protocol, Haematologica, 89, pp.: 791-800,
2004; www.haematologica.org ]
Mieloma Multiplo
Circa il 25% dei pazienti
sopravvive al quinto anno dal trattamento con Chemio-Terapia, meno del 5% è
ancora vivo dopo 10 anni.(1183) [Kenneth C. Anderson: Management of Multiple Myeloma Today,
Seminars in Hematology, vol. 36, No.1, suppl.3, 1999].
Linfoma di Hodgkin
In un recente lavoro del 2003, si
sono presi in considerazione 97 pazienti, tutti sottoposti a Chemio-Terapia,
Radio-Terapia e a trapianto di cellule staminali, in un arco di tempo di 18
anni: dal 1982 al 2000. Nei pazienti con Linfoma chemio-resistente, la mediana
di sopravvivenza (50%) è solo di 2 anni, con stabilizzazione della curva di
sopravvivenza al 30% dopo il quinto anno dal trattamento. Nei pazienti, invece,
con Linfoma chemio-sensibile, si assiste ad una lenta discesa della curva di
sopravvivenza che però si stabilizza molto bene al sesto anno, con percentuale
di sopravvissuti del 60%, e permanendo invariata nei 10 dieci anni successivi.
Si ritiene che tale curva non tenda a modificarsi ulteriormente. (1184) [P.L. Zinzani: High-dose therapy with autologous
transplantation for Hodgkin’s disease: the Bologna experience,
Haematologica, 88,(05), pp.: 522-528, 2003; www.haematologica.org ]
Nota: secondo l’autore del
presente lavoro, dott. Giuseppe Nacci, poiché la Chemio è notoriamente
inefficace su gran parte dei tumori, ci si chiede come mai la Chemio risulti
essere così efficace nel Linfoma di Hodgkin. Si rammenta che molti farmaci possono
erroneamente dare quadri ematologici simili alla Leucemia Linfatica Acuta, al
Linfoma di Hodgkin o a quello Non Hodgkin. Ma anche la stessa risposta
immunitaria del paziente contro germi o virus (es: Mononucleosi) può
erroneamente condurre alla diagnosi di tumore. (Vedi dopo).
Linfoma NON Hodgkin
In un recente lavoro del 2005, si
sono presi in considerazione 374 pazienti, tutti sottoposti a Chemio-Terapia.
In base alla International Prognostic
Index (IPI), sono stati suddivisi in 4 gruppi: a basso rischio, a
basso-intermedio rischio, ad alto-intermedio rischio, e infine ad alto rischio.
Le diverse curve di sopravvivenza ottenute non si discostano significativamente
da quanto già noto in letteratura medica:
1) mediana di sopravvivenza (50%)
di circa 1 anno per i pazienti ad alto
rischio, con percentuale di sopravvissuti di circa il 10% dopo il quinto anno,
con curva ancora in calo negli anni successivi;
2) mediana di sopravvivenza (50%)
di circa 3 anni per i pazienti a rischio alto-intermedio,
con percentuale di sopravvissuti di circa il 25% dopo il sesto anno ;
3) mediana di sopravvivenza (50%)
di circa 4 anni per i pazienti a rischio basso-intermedio,
con percentuale di sopravvissuti di circa il 40% dopo il sesto anno; di circa
il 37% dopo il settimo anno;
4) mediana di sopravvivenza (50%)
di circa 8 anni per i pazienti a basso rischio,
con percentuale di sopravvissuti leggermente più bassa negli anni successivi. (1185)
[M.van Agthoven: Cost determinants in
aggressive non-Hodgkin’s lymphoma, Haematologica, 90(5), pp.: 661-672,
2005].
Nota: secondo l’autore del
presente lavoro, dott. Giuseppe Nacci, poiché la Chemio è notoriamente
inefficace su gran parte dei tumori, ci si chiede come mai la Chemio risulti
essere così efficace nella Linfoma NON Hodgkin. Si rammenta che alcuni farmaci
possono erroneamente dare quadri ematologici simili alla Leucemia Linfatica
Acuta al Linfoma di Hodgkin o a quello Non Hodgkin. Ma anche la stessa risposta
immunitaria del paziente contro germi o virus (es: Mononucleosi) può
erroneamente condurre alla diagnosi di tumore. Si riporta a titolo d’esempio
quanto scritto su un recente libro di Medicina Savagno L.: I linfomi Non Hodgkin, Piccin Editore, pp.: 202:
“…la traslocazione è necessaria
ma non sufficiente per la trasformazione neoplastica dei linfociti B. Il
lettore deve concordare che la monoclonalità sia in genere un segnale di
malignità; tuttavia questa non rappresenta una regola assoluta e priva di
eccezioni: infatti abbiamo già rilevato come all’inizio di una intensa e specifica
reazione immune (difensiva), i linfociti proliferano esprimendo un’attivazione
uniforma, e solo un freno che interviene fisiologicamente più tardi rende
autolimitante la proliferazione reattiva. Un esempio clinico illuminante viene
dal caso di FR, un giovane di 28 anni, che per una tonsillite necrotizzante con
adenopatie satelliti venne sottoposto a biopsia nel 1984. La diagnosi di 3
diversi patologi suggeriva un linfoma maligno con qualche marginale differenza
classificativi tra l’uno e l’altro. Uno di questi patologi aveva anche
riscontrato la monoclonalità dei linfociti tonsillari. Quando l’oncologo medico
lo vide, esisteva ancora – prima di qualsiasi trattamento antiblastico o
radiante – un linfonodo di 2 cm di diametro al gonion, mentre la lesione
tonsillare si era spontaneamente ripianata, durante un trattamento sulfamidico.
Un citoaspirato linfonodale dimostrò un tappeto omogeneo di linfoblasti atipici
e spesso in mitosi, con aspetto francamente maligno. Due giorni dopo, al
momento di dare la risposta, il linfonodo si era ridotto, ed aveva un diametro
massimo di mezzo centimetro; si praticò allora un nuovo citoaspirato, che
dimostrò che a questo punto non vi erano più i linfoblasti atipici e
vivacemente proliferanti, ma a quelli si era sostituita una popolazione
cellulare completamente diversa, formata quasi interamente da plasmacellule
mature. Questo fatto (l’evoluzione tipica dei linfociti in blasti, che poi si
trasformavano in plasmacellule) fece interpretare correttamente tutto
l’episodio come una malattia flogistico-reattiva, e non neoplastica; si desistette perciò da
qualsiasi trattamento antitumorale e il giovane sta ora avviandosi
tranquillamente all’età matura senza traccia di linfoma, ad oltre dieci anni
dall’episodio. Morale: la monoclonalità è una caratteristica quasi costante
nelle neoplasie, ma da sola non basta per una diagnosi di assoluta sicurezza…”
Tumori al cervello
La
percentuale di sopravvivenza a 5 anni, nel caso di astrocitomi di quarto grado
(glioblastoma multiforme) è appena del- 4-5%.(1035) [McLendon R:
Cancer, 98 (8), pp.:
1745-1748, 2003].
In 30 anni,
dice l’articolo scientifico, tale valore non
è migliorato di un solo punto.
Carcinoma ovarico
101 donne
trattate con dose standard di cisplatino hanno mostrato un eguale tempo di
sopravvivenza di altre 306 donne trattate invece con elevato dosaggio
dicisplatino (22,78)[Bella M.: Abstract No. 706, in: Proc. Amer.
Soc. Clin. Oncol., vol.11, pp.223, 1992] [Colombo N.: Abstract No. 614, in:
Proc. Amer. Soc. Clin. Oncology,
vol. 12, pp 255, 1993].
Altri studi
confermano questi risultati (81,329,330) [Conte P.F.: Abstract No.
880, in: Proc. Amer. Soc.
Clin. Oncol. 12, pp 273, 1993];[Ozols R.F, “Journal of Clinical Oncology”, Vol.
5, pp 641-647, 1987.];[ Ozols R.F.: Seminars in Oncol., vol. 21, Suppl. 2,
pp. 1-9, 1994].
Carcinoma dell’utero e
dell’endometrio
Nel caso di
metastasi curate con diverse associazioni di chemioterapici si riesce a indurre
una percentuale di risposta parziale del tumore di oltre il 40%, ma da studi
randomizzati non deriva alcun prolungamento del tempo di sopravvivenza
(31,186,327,455,492,) [Williams,
C.J.: Raven Press, New York, pp. 417-446, 1986];[ Thigpen J.T.: Cancer, Vol.
60, pp. 2104-2116, 1987];[Hoskins WJ.in:DeVita:Cancro, principi e pratica dell'oncologia, Lippincott and Co,
Philadelphia, 4.a edizione, pp. 1125-1152, 1993]; [Omura G.A.: Seminars in
Oncol. Vol. 21,pp. 54-62, 1994];[Bonomi P.: J.Clin.Oncol., vol.3, pp.
1079-1085, 1985].
Addirittura,
in un vasto studio su 260 donne allo stadio IIb e IV, un’associazione di
Chemio-Terapia e di Radio-Terapia si è dimostrata addirittura peggiore della
sola Radioterapia (450) [Tattersall M.H.: J.Clin. Oncol., Vol. 13,
pp. 444-445, 1995].
Carcinoma dello stomaco
Kingston
valutò l’efficacia dei chemioterapici rispetto a placebo (comunque con
alimentazione libera, senza diete particolari), in pazienti con carcinoma
gastrico inoperabile. Il gruppo di 95 pazienti sottoposti a Chemio-Terapia
dimostrò di avere un tempo di sopravvivenza medio del tutto sovrapponibile a
quello dei pazienti trattati con placebo (221) [Kingston R.D.:
Clinical Oncology, vol. 4, pp. 55-69, 1978].
L’unanime
valutazione di molti altri autori è che la letteratura medica non evidenzia
alcun prolungamento della vita attraverso la Chemio-Terapia, nel caso dei
carcinomi dello stomaco(178,277,300,358)
[Moertel CG.: Cancer, vol. 36, pp.
675-682, 1975];[Queiber W.: Onkologie, vol. 9, pp. 319-331, 1986];[Hockey M.S.:
Slevin and Staquet, Raven Press, New York, pp. 221-240, 1986];[Mc Donald: Seminars
in Oncology, vol. 15, Suppl. 3, pp. 42-49, 1988]
Dodici studi
randomizzati, che hanno confrontato la
Chemio-Terapia post-operatoria con pazienti di controllo (comunque con
alimentazione libera, senza diete particolari), hanno dimostrato la sovrapposizione
dei tempi di sopravvivenza (7,210,171,154).
[Alexander
H.L. .in:DeVita: Cancro, principi e
pratica dell'oncologia, Lippincott and Co., Philadelphia, 1993, 4.a
ediz.];[Kelsen D.: Seminars in Oncol., vol. 18, pp. 543-559, 1991];[Hermans J.:
J.Clin.Oncol. Vol. 11, pp. 1441-1447, 1993];[Hallissey M.T.: The Lancet, vol.
343, pp. 1309-1312, 1994].
Carcinomi della regione
testa/collo
Molti lavori
dimostrano che la Chemio-Terapia post-operatoria non apporta alcun
prolungamento della vita rispetto ai pazienti non trattati con Chemio-Terapia,
comunque con alimentazione libera, senza diete particolari (60,435)
[Stell P.M.: Br. J. Cancer, vol. 61, pp. 779-787, 1990];[Chalmers T. in: De
Vita: "Cancro, principi e pratica
dell'oncologia", Lippincott and Co, Philadelphia , 4.a edizione, pp
235-241, 1993].
Altri lavori
dimostrano, su un totale di 23 studi su Chemio-Terapia pre-operatoria e
Chemio-Terapia post-operatoria, che non c’è alcuna differenza fra gruppi
trattati e quelli non trattati (comunque con alimentazione libera, senza diete particolari).(72,74,98,195,397,
449) [Tannock I.F.: J.Clin. Oncol. , Vol. 6, pp.1337-1387, 1984];[Clark
J.R.: Seminars in Oncology, vol. 15, Suppl. 3, pp. 35-44, 1988];[Dodion P.: Raven Press, New York, pp. 525-547,
1986];[Choski A.J.: Seminars in Oncology, vol. 15, Suppl. 3, pp. 45-49,
1998];[Schantz S.P. : in : De Vita V. "Cancro,
principi e pratica dell'oncologia", Lippincott and Co, Philadelphia, 4
a. edizione, pp. 574-630, 1993];[Jacobs C.: J. Clin. Oncol., vol. 8 pp.
838-847, 1990]
Carcinoma colon-rettale
Secondo
Nicholls (317) [Nicholls J.: in : Slevin and Staquet, Studi randomizzati del cancro: un inventario
critico per locazioni, Raven Press, New York, pp. 241-271, 1986] e Kane (204) [Kane M.J.: Seminars in
Oncology, vol. 18, pp. 421-442, 1991], i gruppi di pazienti non trattati con
Chemio-Terapia (ma comunque con alimentazione libera, senza diete particolari),
dimostrano di avere una sopravvivenza superiore a quella dei pazienti
sottoposti a Chemio-Terapia.
Anche i
risultati raggiunti su 1.523 pazienti, mediante applicazione di Chemio-Terapia
in infusione epatica, non dimostrano alcun vantaggio nella sopravvivenza e, in
contrasto con l’effettiva intenzione di questi studi, dimostrano addirittura un incremento di
metastasi al fegato.
(301,429, 485) [Soybel
D.L.: Current Problems in Cancer, vol. 11, pp. 257-356, 1987];[Weber W.: SAKK Anticancer Research, Vol. 13, pp.
1839-1840, 1993];[Moertel CG.: The New Engl. J. Med., vol. 330, pp. 1136-1142,
1994].
Carcinoma del polmone a
cellule non piccole
Per il
carcinoma del polmone a cellule non piccole in stadio avanzato non esistono
indicazioni di un evidente influsso sulla prognosi esercitato dalla sola
Chemio-Terapia (2) [Abel U.: Biomed and Pharmacother, vol. 46, 1992,
aggiorn. 1995, pp. 439-452].
Nel caso del
carcinoma bronchiale a cellule non piccole, vengono evidenziati in alcuni studi
miglioramenti della sopravvivenza non significativi statisticamente, che sono così limitati che non giustificano
l’impiego di terapie tossiche come da Chemio.
Questa
valutazione viene condivisa dagli autori di numerosi lavori: (16,39,158,259, 296, 361)
[Bakowski M.T.: Cancer Treatments Reviews, vol.10, pp. 159-172, 1983];[Mitrou
P.S.: Atemw.-Lungenkrhk., vol. 12,
pp. 544-549, 1986];[Rankin E.M.: Slevin and Staquet, Studi randomizzati del
cancro: un inventario critico per locazioni, Raven Press, New York, pp.
447-492, 1986];[Liu R.J.: Seminars in Oncol., vol. 20, pp. 296-301,
1993];[Hansen: J.Clin. Oncol., vol. 5, pp. 1711-1712, 1987].;[Browen M.: in:
Rosenthal S.: "Supporto medico del
paziente con cancro", W.B. Saunders Co, Philadelphia, pp. 200-215,
1987]
Carcinoma bronchiale a piccole cellule
George e
altri, nel 1986 scrivevano:”…con solo modeste percentuali di
remissione, incapacità a lungo termine
di azione palliativa (contenimento dei sintomi di malattia), ed un modestissimo
numero di sopravvissuti a 2-3 anni di distanza anche tra i pazienti presi negli stadi iniziali di malattia, nessun trattamento con Chemio può essere
considerato standard per il carcinoma del polmone a piccole cellule (127)
[George TK, in : Cancer, vol. 568, pp. 1193-1198, 1986].
Nel decennio
successivo, Klastersky (1995) fece un
riassunto dei più
importanti studi che
erano stati eseguiti:“…recentemente, sono stati
tentati numerosi diversi
regimi chemioterapici, nella speranza
di migliorare i
risultati aumentando l’intensità
della dose.Tutti
questi sforzi, dal più
estremo (Chemioterapia con
trapianto di midollo
osseo) al più
semplice (raddoppiamento delle
dosi), sono falliti. Nessun risultato
significativo è stato
ottenuto per aumento delle
dosi chemioterapiche nel
trattamento del carcinoma
del polmone a
piccole cellule, né per
combinazione di singoli
agenti…”(223) [Klastersky J., in Seminars in Oncology,
vol. 22, Suppl. 2, pp. 11-12, 1995].
Kokron (1982)
osservava: …”nel gruppo
di controllo non
trattato con Chemio-Terapia (comunque con alimentazione libera, senza diete
particolari,n.d.t.), evidenti vantaggi
erano relativi alla
qualità della vita a
seguito dell’assenza degli
effetti collaterali dei
chemioterapici e della
più breve durata
della fase terminale
della malattia…” (232) [Kokron O., in : Onkologie , vol. 5, pp. 56-59, 1982].
Cancro renale
La sopravvivenza a due anni dalla diagnosi è notoriamente
ritenuta “caso anedottico” (anedoctal
cases), o comunque con percentuali di sopravvivenza molto basse, già a due
anni dalla diagnosi (10-20%), se sottoposti a Chemio-Terapia (1174,1175)
[Gattinoni L.: Renal cancer treatment: a
review of the literature, Tumori, 2003, 89(5), pp.: 476-484; Flaningan RC.: Metastatic renal cell carcinoma, Curr. Treat. Options Oncol. 2003, 4(5), pp.:
385-390].
Cancro della Prostata.
Il 4 novembre 1995, la
rivista scientifica The
Lancet annuncia:”…il
90% dei casi
di cancro alla
prostata non diventano
mai significativi, clinicamente. La
percentuale di sopravvivenza
a 10 anni
tra i pazienti
che non avevano
ricevuto alcun trattamento (né Chirurgia, né
Radio-Terapia, né Chemio-Terapia,
né Ormono-Terapia) era del
91,5%, contro il
77% dei pazienti
sottoposti a Radio-Terapia…”.
Nota dell’autore
del presente lavoro, dott. Giuseppe Nacci: la Radio-Terapia, come noto, distrugge anche le difese immunitarie
locali, in primo luogo
i linfonodi vicini
al tumore, ricchi di
Linfociti Natural-Killer,
purtroppo estremamente sensibili
alle radiazioni.
Sempre il
The Lancet, rincara la
dose il 9
dicembre 1995 con
l’annuncio-shock:
“….la chirurgia totale
per il trattamento
del cancro alla
prostata riesce. solo
a far diffondere
la malattia: monitorando 14
interventi chirurgici consecutivi,
furono scoperte nel
sangue di 12
pazienti cellule tumorali
provenienti dalla prostata
a seguito dell’operazione. Quegli stessi
pazienti non avevano
però mostrato alcuna
cellula tumorale in
circolo nel sangue
prima dell’intervento chirurgico….”
Cancro della
mammella
Secondo il dott. Ulich Abel, non
vi è nessuna evidenza diretta che la Chemio-Terapia prolunghi la sopravvivenza;
ciò è particolarmente degno di nota, poichè tutte le donne affette da tumore al
seno vengono sottoposte a Chemio sia prima che dopo il trattamento chirurgico (Chemotherapy of advanced epithelian cancer,
Healing Journal, No.1-2, Vol. 7, 1990, Gerson Institute).
Il dott. Nelson
Erlick, direttore dell’ECRI (Emergency
Care Research Institute), effettuò
nel marzo 1996
un’approfondita analisi degli
studi pubblicati dalla
letteratura medica sul
cancro della mammella
fino all’anno 1994.
Furono studiati 1.500
lavori scientifici.
Basandosi su tutti
i dati disponibili, risultò che:
1). Nella fase
iniziale della Chemio-Terapia
c’è una “Incidenza
di Risposta” più
elevata con Chemio-Terapia Intensiva
e Trapianto di
Midollo Osseo che
con la Chemio-Terapia standard.
Cioè: la massa del
tumore diminuisce (“Incidenza
di Risposta”). Però
la “Risposta” non
dura a lungo
e il cancro
ricomincia successivamente a
progredire.
2) La
Chemio-Terapia standard offre
alle pazienti con
metastasi del cancro
alla mammella un
“Tempo di Risposta”
più lungo (cioè il
numero di mesi
nel quale la
diminuzione della massa
tumorale dura più
a lungo), e inoltre
più pazienti sopravvivono
per un anno
rispetto a quelli
trattati con Chemio-Terapia Intensiva
e Trapianto di
Midollo Osseo.
3) La ricerca scientifica
su Chemio-Terapia Intensiva
e Trapianto di
Midollo Osseo non ha ancora identificato alcun sotto-gruppo della popolazione in cui
tale trattamento può garantire un periodo di non-progressione del cancro che
sia maggiore di quello dei gruppi di controllo.
Fino ad ora, la letteratura
medica non ha mai affermato che la
Chemio-Terapia Intensiva e
Trapianto di Midollo
Osseo possa comportare la guarigione da cancro della mammella. La Chemio-Terapia Intensiva
e Trapianto di
Midollo Osseo comporta però un
guadagno di circa 150-200 mila Euro-dollari per ogni trapianto di midollo
osseo. Senza considerare però l’elevata percentuale di decessi nei mesi successi al trapianto di
midollo osseo, a causa di infezioni mortali da germi, sopravvenute nelle
pazienti prive, in quel momento, di difese immunitarie adeguate, causa la pesante Chemio-Terapia
effettuata e la mancanza di midollo
osseo attivo, poiché non ancora attecchito, nonostante il trapianto effettuato
nelle settimane precedenti. Su questo fatto , è importante far rilevare che sul
Wall Street Journal del 17 novembre
1994, in un articolo di copertina che descriveva la pressione politica
esercitata sulle compagnie assicurative, affinché pagassero per i trapianti di
midollo osseo in caso di tumore al seno di stadio avanzato, gli esperti
fornivano anche qui rapporti totalmente negativi su questo tipo di approccio.
Viceversa, a proposito invece di
tumori della mammella in fase iniziale, Phillip Day, nel suo celebre libro “Cancro: se vuoi la vita prepara la verità”,
alle pagine 20 e 21 riporta l’incredibile testimonianza del Dott. Irwin Bross
del Roswell Memorial Park Institute
di New York, testimonianza che si riporta per intero:
“Se si è una donna, alla quale è
stato diagnosticato un tumore al seno in fase iniziale (cioè senza evidenza di
metastasi), c’è un semplice dato scientifico che bisognerebbe conoscere: quando
un patologo diagnostica una lesione del tipo “tumore al seno in stadio
iniziale”, più della metà delle volte il patologo sta commettendo un errore,
ossia non si tratta realmente di tumore al seno. Quello che la
maggioranza delle donne ha realmente, è un tumore che, visto al microscopio
illuminato, somiglia al cancro per il patologo. Esistono possibilità che tale
tumore non abbia la capacità di metastatizzare, cosa che caratterizza il cancro
vero e proprio. Il primo trial
clinico controllato al mondo, riguardante le terapie coadiuvanti per il tumore
al seno, fu condotto nel mio dipartimento. Il dott. Lesile Blumenson ed io
facemmo una sorprendente scoperta: più della metà delle pazienti avevano un
tumore, ma essi, all’apparenza, si presentavano piuttosto come lesioni benigne.
La nostra scoperta non risultò popolare tra i medici professionisti. Essi non
avrebbero potuto mai sopportare di ammettere la verità scientifica perché, a
quel tempo, la terapia consisteva nella mastectomia radicale. Ammettere la
verità avrebbe potuto condurre le donne, che avevano perso una mammella a causa
di una diagnosi scorretta, ad intraprendere azioni legali per imperizia. I
medici del National Cancer Institute,
furiosi, ci allontanarono dalla ricerca. Probabilmente riuscirono ad insabbiare
le nostre scoperte e a bloccare nuove pubblicazioni. In sostanza, il tumore al
seno e il cancro della prostata sono statisticamente gemelli: quando le
funzioni dei due organi sessuali interessati diminuiscono, le cellule spesso
divengono anormali e appaiono come cellule tumorali. Il Journal of the American Medical Association ha riferito di valori
di sopravvivenza sorprendentemente alti in cancri della prostata non trattati, il che dimostra che 7
tumori su 8 NON erano cancri. Non c’è quindi motivo per le donne di entrare in
panico nel momento in cui sentono pronunciare la parola “cancro”. E’ il panico
invece a renderle facili vittime...”
Conclusione
Paul Wintre mostra una visione
più cruda dei fatti e spiega così la dinamica del sistema: “E’ improbabile che qualche medico interrompa
consapevolmente una terapia oncologica per proteggere i suoi affari o la sua
carriera. Ma ogni medico ha le sue idee in merito al miglior trattamento, sulla
base di quanto ha appreso. Tuttavia, le Multinazionali Chemio-farmaceutiche
hanno un’influenza estremamente marcata su quanto viene insegnato ai medici. I
medici hanno troppo da fare per approfondire le statistiche sui trattamenti del
cancro, e danno per scontato che ciò che viene loro insegnato all’Università, o
ciò che viene dimostrato nelle pagine delle riviste di aggiornamento, sia il
miglior trattamento possibile, poiché scientificamente dimostrato. Né possono
permettersi il sospetto che tali trattamenti rappresentino la cosa migliore
solo per le Multinazionali Chemio-farmaceutiche, che esercitano la loro
influenza sulle istituzioni culturali mediche di livello elevato, a loro
appartenenti …”
Così, sostenendo la tesi che la
Chemio-Terapia NON è curativa e che realmente ha scarsa efficacia sulle forme
più diffuse di cancro, il dott. Martin F. Shapiro affermava sul Los Angeles Times, il 9 gennaio 1991: “…mentre alcuni oncologi informano i loro
pazienti sulla mancanza di prove che la terpia abbia efficacia, altri
potrebbero essere stati sviati da documenti scientifici che esprimono ottimismo
senza garanzie sulla Chemio-Terapia. Altri ancora sono sensibili agli incentivi
economici. I medici possono guadagnare molto più denaro portando avanti
pratiche di Chemio-Terapia di quanto possano apportando sollievo e conforto a
pazienti in fin di vita e alle loro
famiglie.
E il dott. Samuel Epstein, il 4
febbraio 1992, dichiara: “…esprimiamo la preoccupazione che il sistema
generosamente fondato per la lotta contro il cancro, il National Cancer Institute (NCI), l’American Cancer Society (ACS) e circa altri venti centri per il
trattamento del cancro, abbiano sviato e confuso il pubblico e il Congresso
(degli Stati Uniti) attraverso ripetute dichiarazioni in base alle quali si
starebbe per vincere la guerra al cancro…
Tabella 2a: Farmaci cito-tossici in vendita in Italia per
Chemio-Terapia
i nomi commerciali
sono in corsivo. I costi, in Lire, sono riferiti all'anno 1998
AZIENDE FARMACEUTICHE:
Astra Zeneca S.p.A.
Aventis Pharma S.p..A.
Bristol-Myers Squibb S.p.A
Chiron Italia S.r.l.
Dompè Biotec S.p.A.
Eli Lilly S.p.A.
Glaxo Wellcome
S.p.A.
Ipsen S.p.A.
Italfarmaco S.p.A.
Janssen-Cilag S.p.A.
Novartis Farma
S.p.A.
Roche S.p.A.
Schering Plough S.p.A.
Agenti
alchilanti
Ciclofosfamide :
ENDOXAN ASTAâ di
Asta Medica: 50 confetti da 50 mg l'uno, fascia A, Lire 17.300
ENDOXAN ASTAâ di
Asta Medica: fiale da 0,5 grammi; Fascia A, Lire : 8700
ENDOXAN ASTAâ di
Asta Medica: fiale da 1 grammo; Fascia A, lire: 15.400
Ifosfamide
Mostarda azotata
Clorambucil:
LEUKERANâ
della Glaxo: 25 compresse da 5 mg l'una; fascia A, Lire 22.200
LINFOLYSINâ
del Nuovo Ist. Sier. Milan.: 50 confetti da 2 mg l'uno; fascia A, Lire 19.800
Busulfan:
MYLERANâ
della Glaxo: 100 compresse da 2 mg; fascia A, Lire 29.000
Melfalan :
ALKERANâ
della Glaxo: 25 compresse da 5 mg l'una; Fascia A, Lire: 26.300
Nitrosuree:
A) Carmustina (BCNU)
B) Iomustina (CCNU)
Cis-diclorodiammina platino:
CIS-PLATINO TEVAâdella
Teva: fiale da 20 ml da 10 mg per endovena; fascia A, Lire 20.200
CIS-PLATINO TEVAâdella
Teva: fiale da 100 ml da 50 mg per endovena; fascia A, lire 84.200
CITOPLATINOâ
della Rhone Poulenc: fiale da 10 mg per endovena; fascia A, lire 20.800
CITOPLATINOâ
della Rhone Poulenc: fiale da 25 mg per endovena; fascia A, lire 47.800
CITOPLATINOâ
della Rhone Poulenc: fiale da 50 mg per endovena; fascia A, lire 95.000
PLATAMINEâ
della Pharmacia; fiale da 10 mg; Fascia A, lire 20.800
PLATAMINEâ
della Pharmacia; fiale da 25 mg; Fascia A, lire 47.800
PLATAMINEâ
della Pharmacia fiale da 50 mg ; Fascia C, lire 91.000
PLATINEXâ
della BMS fiale per endovena da 10 mg;
Fascia C, lire 19.200
PLATINEXâ
della BMS fiale per endovena da 10 mg
in 20 ml, sol. Pronta; Fascia A, lire 20.200.
PLATINEXâ
della BMS: fiale per endovena da 25 mg in 50 ml; fascia A, lire 45.700
PLATINEXâ
della BMS: fiale per endovena da 50 mg
in 100 ml; fascia C, lire 91.100
Carboplatino:
PARAPLATINâ
della BMS: fiale da 150 mg per endovena (Fascia A, Lire 265.000)
PARAPLATINâ
della BMS: fiale da 50 mg per endovena (Fascia A, Lire 88.200)
Antibiotici
anti-tumorali (ricavati dallo Streptomyces):
Doxorubicina (Adriamicina):
ADRIBLASTINA SOL.
PRON.â della Pharmacia :
fiale da 10 mg in 5 ml; Fascia C, Lire 29.000.
Daunorubicina (Daunomucina):
DAUNOBLASTINAâ
della Pharmacia : fiale da 20 mg; fascia A, lire 25.500
Bleomicina:
BLEOMICINAâ
della Rhone Poulenc: fiale liofilizz. da 15 mg per endovena; fascia A, lire
52.700
Dactinomicina (Actinomicina D):
Mitomicina C:
MITOMYCIN Câ
della Kyowa; fiale da 2 mg; Fascia A, lire 21.400
Alcaloidi di
origine vegetale
Alcaloidi della
Vinca :
Vincristina:
VINCRISTINA
PHARMACIAâ
della Pharmacia: fiale da 1 mg; fascia C; lire 21.300
VINCRISTINA
PHARMACIAâ
della Pharmacia: fiale 2 mg; fascia C; lire 42.600
VINCRISTINA TEVAâ
della Teva: fiale da 1 mg; fascia C; lire 23.300
VINCRISTINAâ
della Eli Lilly: fiale da 1 mg, fascia A; lire 23.200
Vinblastina:
VELBEâ
della Eli Lilly; fiala da 10 mg; fascia A, lire 29.900
Derivati dalla
Mandragora:
VP-16 (Mandragora, Podofillotossina)
Derivati del Tasso
(Taxus baccatus: Tasso, Albero
della Morte (Italian); Tree of Death (English); Eilec (Deutsch);
TAXOL 100
TAXORENE
Anti-Metaboliti
(antagonisti delle purine)
Tioguanina (6 Thioguanina, 6 TG)
THIOGUANINEâ
della Glaxo, 25 compresse da 40 mg, fascia A, lire 76300
Mercaptopurina (6- Mercaptopurina, 6 MP)
PURINETHOLâ
della Glaxo, 25 compresse da 50 mg, fascia A, lire 26100
Antagonisti
delle pirimidine
Citarabina (Citosina arabinoside, ARA-C)
ARACYTINâ
della Pharmacia: fiale da 100 mg in 10 ml, fascia A, lire 9.400
ARACYTINâ
della Pharmacia: fiale da 500 mg in 5 ml, fascia A, lire 36.400
ERPALFAâ
della Intes: collirio da 0,5 % in 5 ml, impiegata nelle cheratiti virali;
fascia C, lire 6100
Flurouracile (5-Fluorouracile, 5-FU)
FLUOROURACILE TEVAâ
della Teva, fiale da 250 mg; fascia A, lire 12.100.
FLUOROURACILEâ
della Roche, fiale da 250 mg in 45 ml; fascia C, lire 31.300
EFUDIXâ
della Roche, unguento da 20 grammi al 5%; fascia A, lire 8700; impiegato per
applicazioni d'unguento sulla pelle per cheratosi solare, cheratosi senile,
malattia di Bowen, epiteliomi basocellulari
Metotrexato (MTX)
BRIMEXATEâ
della BMS ; fiale da 20 mg; fascia C,
lire 8.800
METHOTREXATE 500â
della Wyeth; fiale da 500 mg; fascia A, lire 146.200
METHOTREXATEâ
della Wyeth; 100 compresse da 2,5 mg; fascia C, lire 25.800 METHOTREXATEâ della Wyeth; 25
compresse da 2,5 mg; fascia A, lire 9.600
METHOTREXATEâ
della Wyeth; fiale da 50 mg; fascia A, lire 12.800 METHOTREXATEâ della Wyeth; fiale da 5 mg; fascia A, lire 3.400
METHOTRESSATO TEVAâ
della Teva ; fiale da 500 mg; fascia A, lire 146.300
METHOTRESSATO TEVAâ
della Teva ; fiale da 50 mg; fascia A, lire 19.800
Nota: impiegato anche nell'artrite reumatoide dell'adulto
Dacarbazina
DETICENEâ
della Rhone Poulenc: fiale da 100 mg in 10 ml; fascia A, lire 10.200
DTIC (Imidazol-4-carboxamide-dimetiltriazeno)
ALTRI CHEMIOTERAPICI:
Vindesina Solfato
ELDISINEâ della Eli Lilly, fiale da 5 mg fascia A, lire 282.400
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Tabella 2b : Il fallimento della
Chemio-Terapia (dati di bibliografia)
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