Lia, tumore al seno (2010) PRIMA PARTE

Fonte: Testimonianza di Lia su Facebook

Ciao a tutti, sono Lia e ho un tumore metastatico di IV stadio, da 7 mesi in cura con MDB. 2 anni fa di questi tempi ero ricoverata in una bellissima Clinica di Napoli con vista Vesuvio, per un intervento di quadrantectomia.
Era l’8 Gennaio 2010. Pochi mesi prima mi avviavo, inconsapevolmente, in un tunnel senza uscita.
31 Maggio 2009 : “I miei primi 40 anni”. Una bellissima festa… Ero in splendida forma in quel periodo : finalmente un lavoro meno stressante, un uomo che mi adorava, una famiglia meravigliosa. Insomma, ero felice.
Eppure quel nodulino al seno sinistro, lato torace (interno) scoperto da poco, mentre ero sdraiata a letto.. Mi dava un po’ fastidio, ma non era un pensiero martellante. Ne avevo anche altri 2, ai lati dei capezzoli, uno a destra e uno a sinistra, che tenevo sotto monitoraggio da anni, attraverso  periodici (visita ed ecografia mammaria ogni 6 mesi).“Che palle”, pensai. "ne è uscito un terzo". Ma avendo fatto l’ultima ecografia a fine febbraio, nemmeno 3 mesi prima, ero tranquilla.
Il 5 giugno mi recai all’ospedale di Pozzuoli presso un senologo molto rinomato, e gli portai anche a vedere l’ecografia. Lui non mi allarmò: dopo aver prescritto del Flaminase per 7-10 giorni, mi invitò a tornare nel suo studio privato per un controllo ecografico, per evitare le lunghe code della struttura pubblica. Senza fretta. Mi diede il n. del cellulare scritto su un bigliettino a parte, e mi disse di richiamarlo alla fine del ciclo di anti-infiammatori.
Quel comportamento venale mi infastidì, e condizionata sia da questo che dalla sua calma, non ci pensai più. “Se fosse stata una cosa grave mi avrebbe prescritto una mammografia, considerando che ho appena compiuto 40 anni!” pensai tra me e me.
Non vedevo l’ora di partire per le meritate vacanze, Capo Rizzuto mi aspettava come ogni anno… E nel frattempo mi deliziavo al sole dei lidi balneari della zona, spesso anche in topless. Il seno  è sempre stato il mio punto di forza: alto, tondo e sodo. Ne ero molto fiera. Durante quell’estate  non riuscivo neanche a dormire sul fianco, specie nel periodo premestruale. Mi faceva male. 
Ma purtroppo nemmeno al rientro mi ricordai di avere un conto in sospeso col mio seno. Mi allarmai solo a novembre. Ero sul divano con mia madre, e le feci vedere il nodulo. Si arrabbiò perché non aveva capito che era così grosso, e mi fissò subito un appuntamento con un radiologo privato.
25 novembre 2009, ore 19:30. Non dimenticherò mai l’espressione di quel medico mentre mi passava la sonda sul seno. Disse che se fossi stata sua sorella o sua figlia mi avrebbe fatta operare immediatamente perché vedeva già delle microcalcificazioni.
Seguirono altri consulti, una mammografia dolorosissima con un ragazzino inesperto che andava avanti e indietro con la lastra in mano perché sapeva di dover cercare un qualcosa che risultava dall'ecografia, ma che per la posizione in cui si trovava, non si vedeva bene,.. e così era costretto a rifarla. Mi massacrò. Furono attimi di terrore. Non oso immaginare se quell’esame fosse stato fatto in fase di “prevenzione”, sarebbe uscito negativo.
Dopodiché papà mi portò presso uno dei primi presso l’Istituto dei Tumori di Napoli, perché si ricordò di avere un amico che faceva il chirurgo senologo lì. Ricordo ancora il dolore e i pianti su quel lettino maledetto..
1 Dicembre 2009. Erano le 8:30 del mattino, mi accompagnarono papà e Bruno, e arrivai al lavoro tutta stizzita e spaventata. Papà partì per Roma e ricevette la chiamata di questo medico che lo allarmò seriamente perché aveva capito bene che la situazione era critica (l’ho saputo molto tempo dopo questo).
Trascorsi tutto il mese di Dicembre a fare: Risonanza Magnetica, Eco Addome, Lastra al torace, Scintigrafia Ossea, Pet. Vivevo il tutto con una certa incoscienza, come al solito, quando si tratta di cose importanti.
Il prericovero. Fu proprio durante il prericovero che capii che la situazione era grave… Dopo una domanda a trabocchetto al chirurgo, l’amico di papà, che fino a poco prima diceva che solo aprendo si poteva capire la natura del nodulo. Gli chiesi: “Dottore, ma come l’avete capito che è maligno?” e lui  istintivamente,  e con la faccia afflitta: “Dalle lastre è chiarissimo”. Seguì un’ora circa di pianto disperato, prima in ospedale e poi nel parcheggio, con Bruno che incredulo non riusciva a capire cosa mi stesse succedendo, perché pensava che ne fossi cosciente, oramai.
Aspettammo qualche giorno perché l’equipe d’eccellenza si riunisse. All’amico di papà dispiaceva farci spendere soldi per l’intervento, perché disse che il “lavoro” sarebbe stato lo stesso. Avrei avuto anche la ricostruzione, in caso di mastectomia. Poi, dato che quest’equipe non riusciva mai a riunirsi e il tempo scorreva, optammo per la Clinica Privata del Professore, il quale mi mandò anche dal chirurgo plastico a prendere le misure per la protesi in caso di mastectomia.  Dottor Uccello, una persona eccezionale, l’unica che ricordo con piacere.
Vi lascio immaginare il Natale che trascorremmo. Una tristezza strana, mista a tanta speranza di uscirne presto perché restasse solo un brutto ricordo.
Capodanno al Sea Legend, con tante belle speranze.
4 Gennaio 2010: visita dall’anestesista, un tipetto simpatico con barba e capelli rossi, che mi prescrisse tutta la preparazione antiallergica, e il giorno 8 prima di andare in Clinica chiesi a Bruno di scattare delle foto al seno perché sapevo che tutto poteva cambiare e volevo ricordare com’ero. I miei genitori e mia sorella erano agitatissimi, ma cercavano di nascondermelo.
8 Gennaio 2010. Ci siamo... Feci colazione lì, dopo gli esami di routine, e fumai l’ultima sigaretta fuori al balconcino della clinica… Non riuscii nemmeno a finirla perché entrò quasi subito l’addetta all’elettrocardiogramma, che pensavo mi cazziasse e invece disse che capiva la mia agitazione, ma che non potevo fumare più prima dell’anestesia.
Alle 15:30 circa mi vennero a prendere. Riuscii a scrivere un messaggio su FB: "Vado, l'ammazzo e torno".. E mentre mi portavano fuori con tutto il letto, ridevo come un’idiota per cercare di consolare la mia famiglia, anche se dentro mi sentivo morire dalla paura.
Da quel momento in poi ho ricordi molto sbiaditi della sala operatoria…. Ma il dolore alla mano per infilare l’ago cannula per la flebo, quello sì lo ricordo bene!!! Come loro si ricorderanno bene l’urlo isterico che ho dato! Passai da sola sul tavolo operatorio, mi legarono il braccio sinistro a un tutore, e poi mi risvegliai nel mio letto, ancora nel corridoio..
La prima persona che vidi fu l’amico chirurgo di papà che sorridendo mi diceva : “E’ andato tutto bene, hai ancora il tuo seno, ti abbiamo tolto solo il nodulo!”… Che gioia… Che illusione :(
Il viaggio in ascensore, fino alla mia stanza, fu bellissimo: non smettevo di ridere e piangere di gioia. Rientrata nella stanza, trovai: mamma, papà e Bruno che mi accoglievano sorridenti. Avevano già parlato con l'anatomopatologo fuori dalla sala operatoria che gli aveva preannunciato la bella notizia. Ricordo di aver chiesto a Bruno di scattarmi delle foto. Volevo immortalare tutto. Perfino la visuale stupenda sul Vesuvio.
Le due notti in clinica sono state un martirio a causa del mal di schiena e del dolore alla mano per l'ago cannula che serviva per le flebo. Ma avevo la mia famiglia, i miei amici e mi dicevo "passerà". Ero davvero convinta fosse finita lì.
Il primo giorno arrivò papà con un regalo per me: il libro dei miei adorati Pooh! Entrando mi disse: "Buongiorno Leonessa!". Anche adesso, ricordare quelle parole, mi fa piangere.
Poi l'anestesista entando e trovandomi a letto, mi urlò: "Che ci fai a letto? Sei malata? Alzati subito!!" e così riuscii ad alzarmi.
Ricevetti varie visite, tra cui il Prof. il quale cominciò a parlarmi di terapie, della mia giovane età, e del monitoraggio urgente che avrebbero dovuto fare sul mio fegato, perché esiste una vena che dalla mammella porta direttamente sul fegato possono arrivare le metastasi attraverso il sangue. Discorsi astratti, lontani da me. La seconda notte me la fece mamma, i dolori alla schiena furono lancinanti, e finalmente arrivò l'alba... e insieme all'alba, le dimissioni. Prima però, mi fu cambiata la medicazione e mi trasformai in Raegan del film L'Esorcista (chi, non l'ha visto?).
Il ritorno a casa fu una liberazione. Trascorsi tutto il mese di Gennaio a medicarmi presso la clinica ogni Martedì. Il Dottor Uccello ha avuto una pazienza infinita con me, perché non volevo farmi mai toccare. Trovammo un compromesso: io staccavo i cerotti e lui faceva il resto. Anche al momento di togliere i punti, mi consegnò la pinzetta per farmi tirare il filo e lui lo tagliava. Ripresero le mie uscite mondane, tra le coccole di amici e parenti.
7 Febbraio 2010 - Visita dall'oncologo. Cominciava il VERO calvario. Mi scontrai subito con quel carattere arrogante e odioso. Mi spiegò che il 90% di garanzia di guarigione me l'avrebbe data la cura ormonale.. e un 2% in più, la chemio. La risposta fu automatica : NON LA FACCIO. E immediato fu anche il terrorismo.In macchina litigai con i miei genitori nel rientro a casa, perché continuavano a ripetermi che se le premesse erano quelle, sarebbe stato meglio cambiarlo subito. GIA'. Sarebbbe stato meglio, ma con un altro non sarebbe stato diverso il mio percorso.
16 Febbraio 2010 - Tac trifasica da un medico indicato da lui (al quale ho dovuto pagare la consulenza a parte, nonostante l'esenzione). Già alla fine dell'esame, dall'espressione del medico capii che la situazione non era buona. Sospette metastasi al fegato e al tratto lombosacrale (come già diceva la Pet del 30 dicembre). Due giorni dopo papà andò a ritirare i risultati, e "per telefono" li comunicò all'oncologo, che mi fissò la prima seduta di chemioterapia per la mattina dopo alle ore 8:30. Rabbia, sgomento, paura, rassegnazione. Lo chiamai, come da sua richiesta, e mi disse testuali parole: "Tranquilla. Ti sto prescrivendo il protocollo che darei a mia sorella". E io, piangendo: "No, la chemio non la voglio fare! Starò male, vomiterò..." . Lui, gelido: "Dovete smetterla di essere tutti così prevenuti con la chemioterapia! Di darò io una terapia domiciliare adatta, non ti preoccupare, ci vediamo domani mattina". Senza saperlo, la mia famiglia mi stava consegnando nelle mani del mio aguzzino. E' incredibile il lavaggio del cervello che può esercitare il ruolo del medico quando hai paura.
19 Febbraio 2010 - ore 8:30 al Pascale di Napoli, palazzina Day Hospital. Io e Papà, insieme. Rassegnati, mentre andiamo incontro al nostro destino. (Sto scrivendo e tremo). Lui, rassicurante come Giuda, e anche un po' fiero, ci mostra il protocollo che aveva "creato": un mix esplosivo di Taxotere-Epirubicina-Ciclofosfamide, che mi evitava di andare 8 volte come facevano (ormai, in modo superato) negli altri ospedali.. Ne sarebbero bastati 6. Che culo. Mi consegna un foglio con la terapia da seguire a casa la mattina dopo: fare una fiala di Neulasta sottocute; in caso di vomito prendere...... in caso di diarrea ...... dolori ossei.... ecc...  Poi, a voce, un passaggio veloce sulla caduta dei capelli, minimizzando perché "tanto poi sarebbero ricresciuti".
Usciti dalla stanza, ho ricordi sbiaditi. L'attesa fu lunghissima, ricordo che per rassicurarmi mi portò "dentro". Varcata quella porta, si entrava nel reparto delle chemioterapia. Un corridoio lunghissimo con stanze a destra e a sinistra, ognuna con 2 letti e coperte color beige. Mi conduce in una con 4 poltroncine e 4 donne che facevano la chemio. Voleva presentarmi Anna, una signora a cui aveva salvato la vita perché era piena di metastasi ossee e da 2 anni faceva la chemio ogni 21 giorni. "Cavolo, se ce l'ha fatta lei..!" Però aveva i capelli. Sarà un altro tipo di chemio... Anche altre persone avevano i capelli... Qualcuna la parrucca.
Vedendomi così spaesata e in lacrime, qualcuna mi chiedeva: "Ma è la prima?? Aaah, vabbè, ti passerà!". Sembrava un salone di bellezza: le vedevo tutte lì tranquille, a scherzare con le infermiere... e io che piangevo come una fontana. Un'infermiera si commuove. Daniela. Non riesco a crederci. Resterà la mia preferita per tutto il periodo. Nel frattempo papà era rimasto fuori da quella porta, così mi avvicino al varco per dirgli che andava tutto bene e non era ancora arrivato il mio turno.
Dopo un'ora circa, arriva un carrellino con varie boccette trasparenti e 2 siringhe enormi: una rossa e una bianca. Solo in seguito riuscii a dare i nomi a tutta quella roba. L'oncologo preferisce farmi sistemare sul letto, invece che sulla poltrona. Sospiro... tra le lacrime... braccio fermo. Ago nella vena. Timer partito. Prima goccia di veleno nel mio corpo. Non smetto di piangere, a calmarmi ci pensa l'antistaminico presente nel cocktail. E' potente.
Lui resta per molto tempo accanto a me. Recita perfino una poesia di Ungaretti. Papà legge il giornale.
Una ragazza bionda, presente nella stanzetta insieme all'amica che faceva la chemio, viene ogni tanto a portarmi un sorriso. Susanna. Ho ancora il suo numero, aveva lasciato a papà un bigliettino mentre avevo gli occhi chiusi... Ci scriviamo di tanto in tanto. Io le chiedo notizie di Ida, la sua amica. E lei mi chiede di me. Ida sta bene, sta facendo solo la cura ormonale. Dobbiamo sempre prenderci quel famoso caffè, da 2 anni!
Sono ancora su quel letto maledetto. Devo fare pipì. Come si fa? Papà... devo alzarmi. Devo andare in bagno... Basta staccare la spina al macchinario e si porta appresso. Pipì rossa, color Epirubicina.
Dopo 2 ore d'infusione, l'incubo finisce. Sono le 2, quasi 6 ore ci sono volute per fare una chemio! Ma sarà sempre così?? Anche peggio.
Andiamo in macchina. Non riesco a camminare, mi gira la testa.. ma ho fame! Mangio il cornetto che avevo portato, anzi me lo divoro.Mi sento stordita, sarà l'antiistaminico..
Mamma ci apre la porta e la sua espressione è triste. Mi abbraccia e mi fa mangiare. Dopo pranzo mi metto sul letto, e comincia un vomito durato 3 giorni. Poi, la ripresa. L'unica preoccupazione era la caduta dei capelli. Ecco a cosa pensa una ragazza inesperta. Era quello, l'unico problema. Non il veleno che mi avrebbe rovinata per sempre!
Dopo una settimana vado a tagliarli. Per la prima volta dico a un parrucchiere: "Fai tu, tanto non ho niente da perdere. Dureranno poco".Un taglio bellissimo :) peccato.
Puntuale come un orologio, comincia la caduta dei capelli il 5 Marzo.. al 14° giorno. Una collega di mia sorella mi presta la sua parrucca: mai messa. Mi impegno a creare acconciature coloratissime con bandane e cappellini, aiutata anche da alcuni filmati che avevo trovato su Youtube.


* Vedete amici, il dubbio su fare o meno la chemio, a quel punto non mi sfiorava minimamente... nei gruppi di "sostegno" tipo Cancro Al Seno, Tumore al Seno, Donne vs/cancro al seno, e chi più ne ha più ne metta, le terapie erano sottointese. La strada era quella! E pure in giro, tra parenti e amici... mai e poi MAI ho sentito parlare di ALTRO. 

2 commenti:

  1. wow...non hai idea di quante storie come la tua sento ormai da 5 anni. e per una ragazza di 23 anni 5 anni sono tanti. e tante altre ne sentirò.visto che da paziente oncologica sto per diventare medico. forse la mia è una voce un po' fuori dal coro, visto che il mio linfoma ( diagnosticato a 18 anni. 18 ripeto, quando la vita deve riservarti solo sorprese, divertimento e allegria) per fortuna si è risolto dopo 6 mesi di chemio e 2 di radio. la mia è una voce fuori dal coro per tanti motivi....troppi per descriverli tutti.certo la chemio non è una passeggiata.lascia dei postumi pazzeschi. ma il mio modo di averla vissuta è molto peculiare. e grazie a quelle cure sono qui. felice. allegra, sana. con alcuni scheletri che quella chemio inevitabilmente ti lascia. scheletri pesantissimi. cosi come tanti scheletri lasciati dalla permanenza in un reparto tanto difficile. =)

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  2. Carissima Creatura di Dio, sono molto amareggiato e dispiaciuto e ciò che hai scritto fà molto molto male a chiunque essere umano - Ieri sera avevo il sospetto che eri partita per 1 lungo viaggio senza ritorno, questa mattina ne ho avuto la conferma , domani ci rivedremo dopo tantissimo tempo, ma purtroppo in circostanze molto diverse !

    G . L .

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